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Paolo Finzi (1951-2020) |
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Lunedì 20 luglio 2020 si è tolto la vita Paolo Finzi, amico e compagno di tante battaglie, responsabile dalla metà degli anni '70, insieme alla sua compagna Aurora Failla, del mensile «A rivista anarchica», nonché membro fondatore della rivista e del Centro Studi Libertari / Archivio G. Pinelli. |
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Nato a Milano nel 1951, Paolo per più di mezzo secolo è stato una delle figure centrali del movimento anarchico milanese e italiano. Nel 1968 dopo aver conosciuto Giuseppe Pinelli entra a far parte del suo gruppo, Bandiera Nera, e comincia a frequentare il Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa. Il 12 dicembre 1969 è il più giovane tra i fermati per la strage di piazza Fontana. Nel febbraio 1971 fonda «A rivista anarchica» insieme ad Amedeo Bertolo, Fausta Bizzozero, Rossella Di Leo, Luciano Lanza, Nico Berti e Roberto Ambrosoli. Nel 1976 è anche tra i fondatori del Centro Studi Libertari/Archivio G. Pinelli.
Instancabile pubblicista, scrive anche alcuni libri, tra cui quello dedicato all’anarchico siciliano Alfonso Failla (Insuscettibile di ravvedimento. L'anarchico Alfonso Failla 1906-1986: carte di polizia, scritti, testimonianze, La Fiaccola, Ragusa, 1993) e a Errico Malatesta (La nota persona. Errico Malatesta in Italia (dicembre 1919 – luglio 1920), La Fiaccola, Ragusa, 1990), e numerosi dossier dedicati a vari personaggi dell’anarchismo come Emilio Canzi, Giuseppe Pinelli o Franco Serantini. Amico di Dori Ghezzi e Fabrizio De André, ha curato, dopo la morte del cantautore genovese, cd, dvd e altre pubblicazioni su di lui o a lui dedicate. Nel corso degli anni ha instancabilmente organizzato e promosso centinaia di conferenze sui tanti aspetti del pensiero e dell’azione anarchici, ma anche su tematiche a lui care come la poetica di De André o la cultura e la persecuzione di rom e sinti. |
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Nella foto Paolo è ritratto nella veste di indefesso diffusore di «A» insieme a Gianfranco Aresi (1957-2016), storico collaboratore del Centro Studi Libertari, durante la manifestazione per ricollocare la lapide in memoria di Pinelli posta in piazza Fontana dagli anarchici e democratici milanesi nel 1977, subito dopo la sua rimozione da parte dell'amministrazione Albertini, nel 2006. |
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Chi siamo |
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L’Ateneo degli imperfetti è uno luogo fisico nel quale da anni un gruppo di libertari promuove uno spazio di studio, approfondimento, discussione, intorno a vari ambiti culturali.
Non è un circolo culturale quanto piuttosto un vero e proprio laboratorio di ricerca, nel senso che i vari temi che vengono affrontati , sono scelti rispettando le diverse forme disciplinari che la storia e la cultura ci hanno proposto, ma cercando sempre di leggere il tema scelto in una chiave interpretativa autenticamente libertaria. Per questo è un laboratorio, perché propone analisi e suggestioni che possono concorrere a delineare una cultura antiautoritaria e critica dei fenomeni sociali.
L’Ateneo è anche una piccola comunità di donne e uomini che condividono un percorso di ricerca e che si confrontano liberamente, lasciando sempre spazio a domande nuove e a proposte innovative che possano stimolare una rivisitazione critica e antidogmatica delle varie questioni che vengono affrontate.
Gli argomenti che vengono discussi sono introdotti da una relazione di un oratore, scelto per la sua specifica competenza professione e culturale, in modo che poi lo spazio per le domande e gli interventi non si esaurisca in un’abitudine retorica ma possa offrire ulteriori stimoli per un approfondimento conseguente.
Tutto questo si svolge in un clima molto aperto e conviviale, non a caso ad ogni dibattito segue una cena autogestita nel senso più letterale: ognuno porta qualcosa che viene messo in comune, ed è bello vedere “ la gara” per proporre il dolce più buono o l’insalata più gustosa. A questo aspetto conviviale i compagni dell’Ateneo danno un’importanza rilevante; la cena – buffet diviene il luogo dello scambio non solo di cibo ma di idee, il momento in cui l’incontro “culturale” continua con il relatore e tutti i partecipanti in un clima aperto e informale che stimola dialogo e relazioni.
L’Ateneo è dunque un luogo che concorre, seppur limitatamente ai pochi mezzi tutti comunque di autofinanziamento, a diffondere stimoli di un rinnovamento culturale divergente rispetto a molte altre realtà più o meno manifestamente autoritarie. |
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presentazione del coro |
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Il coro de “Gli Imperfetti” nasce nell’entusiasmo della festa del 1° Maggio del 2011, promossa dall’Ateneo degli Imperfetti, significativa realtà di espressione e cultura libertaria a Marghera. Per due anni è stato condotto con passione dalla maestra Laura Copiello, con un repertorio che spaziava tra diverse tradizioni: dal canto popolare, in preferenza veneto, ai canti dell’emigrazione del lavoro fino ai canti anarchici. Dal settembre 2013 a Laura che lascia il gruppo per motivi di salute, subentra Giuseppina Casarin.
Con Beppa, il lavoro iniziato dal coro riprende forza indirizzando la ricerca sui canti contro la guerra, in riferimento alle celebrazioni del centenario della 1° Guerra mondiale 1914-1918. I canti che vengono proposti sono i classici della tradizione antimilitarista: “Gorizia”, “Fuoco e mitragliatrici”,”Partenza amara”, “Sento il fischio del vapore”, “Se spera”, ma anche canzoni più recenti come “Girotondo” di De Andrè o “Sfiorisci bel fiore “di Jannacci ed altri che riserveranno, speriamo, una bella sorpresa alla prossima esibizione in Biblioteca a Marghera. |
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Coro degli Imperfetti condotto da Monica Giori e Stefano Patron |
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Fin dall’antichità la vita era accompagnata dal canto: da piccoli con le ninne nanne e poi con le filastrocche, l’impegno politico sociale aveva i suoi canti provenienti da una precisa tradizione orale. A determinare la fine di questa tradizione millenaria sono state sicuramente ragioni culturali ma anche ragioni economiche: l’uomo viene ridotto a consumatore anche nel suo rapporto con la musica. A partire dagli anni ’50 del secolo scorso l’interesse per il canto di tradizione popolare ha avuto un forte incremento. Fin dall’inizio questa indagine è stata caratterizzata da una forte connotazione politica sia nell’attività di ricerca (De Martino, Lomax, Carpitella, Leydi) sia nel tentativo di dare continuità a questa tradizione musicale delle classi subalterne (Cantacronache di Torino e i Canzonieri di varie parti d’Italia). Se il canto politico sociale rappresenta una delle testimonianze più precise e vigorose della lotta tra sfruttati e sfruttatori, sarebbe sbagliato considerare la ricerca storico-antropologica di queste canzoni soltanto come una testimonianza, una sorta di viaggio nella storia, o nella preistoria delle grandi lotte per l’emancipazione umana. Essa invece ci appare come un attuale strumento vivo ed incisivo per combattere un processo estraniante di globalizzazione, che impone modelli culturali omologati ed etero-determinati. Nel ri-proporre attraverso il “Coro degli Imperfetti” il canto popolare sociale, crediamo di cogliere segnali di una esigenza generale di riappropriazione di quella cultura, antica quanto attuale, che da sempre ci oppone al dominio. Sono canzoni che hanno attraversato il tempo, diventando simbolo e testimonianza di lotte dure e spesso tragiche a cui tutti dobbiamo molto. Un percorso di emancipazione sociale mai concluso e che continuamente dobbiamo riprendere, perché libertà, uguaglianza e giustizia sono valori e diritti ancora lontani dall’essere riconosciuti ed attuati. E questi canti “antichi“ forse ci aiuteranno a ricordarlo. |
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ultimo aggiornamento 4 luglio 2020 |
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